lunedì 15 ottobre 2012

Recensione: Revolution 1x04 "The plague dogs"

In questi episodi, tutto sommato ho parlato bene di Revolution: nonostante alcune dinamiche un po’ incriccate e la storia vagamente deja vu, mi sono sempre divertita a guardare gli episodi, l’action non è mai mancata e i misteri sul piatto erano sufficientemente intriganti.
Purtroppo non posso dire lo stesso di questa puntata, in cui mi sono annoiata a morte, fino al colpo di scena conclusivo, che comunque non è che mi abbia proprio sconvolta.
I due gruppi si riuniscono a Lowell, Indiana, punto d’incontro concordato: Aaron e Maggie tornano un po’ delusi dalla spedizione segreta a casa di Grace; Charlie, Nora e Uncle Miles sono reduci dallo scontro con la milizia del Capitano Jeremy e dalle terribili rivelazioni sul passato di Miles.
A mio avviso, aver ricongiunto tutti i personaggi è stata la causa della piattezza di questo episodio: la ricerca sconclusionata del fratellino minore di Charlie non è interessante quanto i tentativi di scoprire l’origine del blackout.
Riportare tutti verso la “missione prioritaria” ha fatto si che le questioni più coinvolgenti restassero sullo sfondo, concentrando tutta la puntata su “i nostri asserragliati in una tavola calda e minacciati da un vecchio pazzo con dei cani rabbiosi”.

L’episodio, difatti, si svolge quasi interamente a Lowell, dove Miles e gli altri restano bloccati a causa dell’aggressione di uno squilibrato, che ferisce Maggie e poi rapisce Charlie.
La ragazza viene salvata da Miles e Nate (il palese love interest di Charlie, nonchè spia della milizia), mentre non va altrettanto bene alla povera Maggie che muore dissanguata.
La scelta di causare la morte di uno dei personaggi principali di uno show è coraggiosa e spesso paga, dando nuova linfa alla storia: basti pensare alla drammatica dipartita di Ned Stark in Game of Thrones, con quella straziante scena della decapitazione o la morte del mentore dei fratelli Winchester, Bobby Singer.
Requisito fondamentale perché il decesso di un protagonista abbia un impatto emotivo forte sullo spettatore, deve essere il grande carisma del personaggio e/o il legame affettivo e di empatia che chi segue lo show deve aver maturato con le vicende umane del personaggio in questione.
Prendiamo ad esempio la morte di Bobby in Supernatural (giusto per restare nelle creazioni di Kripke): il vecchio brontolone alcolizzato, padre putativo e spalla insostituibile dei Winchester è stato al fianco dei fratelli in innumerevoli battaglie per sette, lunghe stagioni e gli spettatori hanno potuto affezionarsi a lui a tal punto da percepire la sua morte come uno shock e un cambiamento epocale.
Non possiamo dire lo stesso di Maggie: mostrarci in due scene come fosse una madre amorevole che legge i racconti della buona notte per i figli non è abbastanza per far sì che la sua morte crei davvero scompiglio e impressioni lo spettatore.
Era, tutto sommato, un personaggio insignificante, il cui ruolo nella storia non era ancora ben definito: riconfermo, dunque, l’impressione negativa maturata nei precedenti episodi di “fretta” nel risolvere alcune dinamiche, soprattutto caratteriali, tra i protagonisti.
Nel frattempo anche Danny e i suoi carcerieri rimangono bloccati da una tempesta: il giovane Mathison tenta di fuggire, ma il Capitano Neville gli impedisce di allontanarsi, confermando di essere, nelle due scene in cui appare, una delle figure meglio riuscite dello show.
Così come i protagonisti non riescono a proseguire verso i loro obiettivi per cause da loro indipendenti, così tutto questo episodio è una battuta d’arresto per lo sviluppo della narrazione.
La puntata ha dimostrato come le interazioni tra i personaggi, ancora troppo insipidi e poco caratterizzati, non siano sufficienti a “reggere” il peso dei 45 minuti, ma sia necessario alternare più flash back e più misteri sul blackout.
E se Kripke vuole eliminare senza troppi scrupoli anche personaggi chiave, per rendere realistica la pericolosità del mondo senza energia elettrica, lo faccia pure, ma non si aspetti che ciò possa ovviare alla piattezza di un episodio, risollevandone le sorti nei cinque minuti finali.

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